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Da dati di letteratura si evidenzia che i coronoavirus non causano una malattia più severa nei pazienti immunosoppressi in quanto sembra che, per questa famiglia di virus, la risposta immune innata sia la principale mediatrice del danno tissutale polmonare durante l'infezione. Emerge inoltre che i fattori di rischio per un peggior outcome in caso di infezione siano l'età avanzata, il sesso maschile e la presenza di comorbilità (obesità, diabete, malattie cardiache, malattie polmonari e malattie renali).
I dati dell'esperienza dell'Ospedale di Bergamo confermano come i pazienti sia pediatrici che adulti immunodepressi (affetti da cirrosi epatica, trapiantati di fegato, affetti da epatopatie autoimmuni in trattamento immunosoppressivo, affetti da epatoblastoma in trattamento chemioterapico) non hanno un maggior rischio di sviluppare complicanze polmonari severe in caso di infezione da SARS-CoV-2 rispetto la popolazione generale.